Feltri da pacciamatura biodegradabili: come evitare la crescita delle infestanti con una applicazione corretta

Che cos’è la pacciamatura e quali sono le principali tipologie sul mercato?

La pacciamatura è una pratica molto diffusa nella cura del paesaggio e coinvolge agronomi, giardinieri e produttori di piante.
Viene usata per evitare che le erbe infestanti (comunemente dette “erbacce”) si sviluppino incontrollate e soffochino le giovani piante che si vogliono far sviluppare.

Per chi non ha troppa confidenza con l’argomento, i sistemi e i prodotti più utilizzati per la pacciamatura nel paesaggio più conosciuti sono:

  • feltri da pacciamatura in rotolo
  • ghiaietto colorato
  • corteccia di pino
  • lapillo vulcanico
  • juta
  • telo in rafia di polipropilene in rotolo

ma anche molti altri materiali che vengono messi alla base delle piante per proteggerle dalle erbacce.

A cosa serve la pacciamatura?

La pacciamatura è una pratica che, oltre alla limitazione nella crescita delle infestanti, presenta anche molti altri vantaggi:

●     riduce gli shock termici e protegge le piante dal freddo

●     ottimizza e riduce il consumo idrico

●     aiuta a identificare le piante

●     riduce la manutenzione e gli interventi in prossimità delle piante

●     favorisce un effetto antierosivo del terreno e blocca il dilavamento in caso di fenomeni atmosferici intensi

●     evita il diserbo chimico dopo l’installazione delle piante

●     riduce le emissioni di CO2 derivanti da sfalci o diserbo meccanico (con trattore/decespugliatore o altri mezzi)

●     migliora l’estetica del paesaggio

Breve panoramica sulle tipologie di pacciamatura

Le pacciamature si suddividono in 2 grandi macro-categorie:

  • pacciamatura sintetica (che si distingue per la lunga durata)
  • pacciamatura composta da materiali biodegradabili

Attenzione però: quasi nessuno è consapevole che le pacciamature bio e pacciamature sintetiche, non sono uguali in termini di durata e molto spesso, non sono alternative l’una con l’altra.

In questo articolo vi aiuteremo a capire come applicare correttamente le pacciamature, in cosa si differenziano l’una dall’altra e come fare per limitare al massimo la crescita delle infestanti quando si utilizza la pacciamatura.

Differenza tra pacciamature in materiali sintetici e pacciamatura naturale

La pacciamatura in materiali sintetici, di norma è rappresentata da feltri in fibre sintetiche, come il poliestere e il polipropilene. Molti conosceranno sicuramente i “teli neri con strisce verdi o marroni” di rafia di polipropilene a maglie intrecciate, oppure i feltri di vari colori dal verde al marrone. I feltri da pacciamatura sintetica, hanno varie forme, pesi al m2 e colori, ma generalmente vengono scelti quando c’è l’esigenza di una alta resistenza meccanica e durata superiore a 2-3 anni in campo.

La pacciamatura con materiali biodegradabili, è un sistema di protezione orizzontale delle piante che viene realizzato con materiali e fibre molto differenti, cioè naturali (biodegradabili) o compostabili (es. PLA – Poli Lattice Amidaceo).

Rientrano nella pacciamatura naturale: la paglia, la corteccia delle conifere, il cippato derivato dalla lavorazione del legno o degli sterpi, il lapillo vulcanico, i ghiaietti colorati, il brecciolino o tutti quei materiali organici (o inerti) che si trovano in natura e non disperdono sostanze nocive in ambiente.

Questi prodotti, tuttavia, hanno la caratteristica che spesso sono “volatili” o vengono facilmente dispersi (dal vento, dalla pioggia, dal passaggio a piedi o dalle lavorazioni per manutenzione dei giardinieri).

Per le loro caratteristiche, sono stati progressivamente rimpiazzati dal telo biodegradabile da pacciamatura, più pratico e resistente alle intemperie o al calpestio.

I teli da pacciamatura biodegradabili, sono prodotti in pochi e scelti materiali. Tra i principali troviamo la juta, la canapa o materiali compostabili come il PLA che si ottengono dalla lavorazione industriale dell’amido di mais.

In pochi sanno che, per le normative italiane ed europee, in materia di certificazioni di biodegradabilità dei prodotti, un materiale per definirsi “Bio” dovrebbe durare al massimo 9 mesi in campo.

Per questo molte pacciamature naturali, che durano anche qualche anno, possono solo essere definite biocompatibili o adatte per un utilizzo in agricoltura biologica. Di qui la prima grande differenza con le pacciamature di tipo sintetico che superano abbondantemente questo lasso temporale e risultano perciò più vantaggiose come rapporto durata/costo di acquisto.

Perché allora scegliere una pacciamatura bio?
Esse devono essere scelte per fornire alle piante che si vogliono difendere, un “Vantaggio Competitivo” contro le infestanti.

Le paaciamature BIO, non svolgono una funzione di barriera totale, ma avvantaggiano le piantine, che una volta cresciute, andranno da sole a coprire e competere con le infestanti.

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Telo da pacciamatura: pro e contro

Scegliere una pacciamatura è un po’ come scegliere l’auto, prima si identifica perché e come, poi, si sceglie il modello più adeguato che risponda a tutte o alle principali caratteristiche che si vogliono soddisfare.

Ricordiamo solo una cosa: attenzione ai materiali biodegradabili, soprattutto i teli. È fondamentale che rimangano scoperti per poter asciugare al sole.

Questo concetto fatica tantissimo a passare e molti lo ignorano completamente, ritrovandosi dopo poche settimane con una pacciamatura degradata e completamente invasa dalle infestanti.

In sintesi; non esiste un vincitore, perché non c’è nemmeno una sfida. Ogni pacciamatura ha i suoi pro e i suoi contro. Bisogna partire con un progetto ben definito (lato agronomico o di progettazione naturalistica) e poi si sceglie il tipo di pacciamatura in funzione degli obiettivi da raggiungere e degli scopi di utilizzo.

Vi proponiamo questo paragone: quando si sceglie una macchina, si valuta solo in base alla marca? Oppure per esempio si fanno prima delle valutazioni: a cosa serve l’auto, quanti km si fanno, dove si usa (strada/autostrada/offroad)?

Come posizionare il telo per non far crescere le erbe infestanti?

  1. Operazioni Preliminari: Se vuoi il migliore risultato bisogna partire da qui! Innanzitutto, ancor prima di stendere il feltro da pacciamatura è necessario estirpare tutte le erbacce già presenti, con la scorticatura o tramite una zappatura di superficie di eventuali piante selvatiche e con un buon diserbo o chimico o naturale. Queste operazioni preliminari, sono essenziali, perché eventuali piante infestanti particolarmente aggressive, come i rovi, l’amaranto, la gramigna o similari, potrebbero riuscire a svilupparsi ugualmente e a perforare il telo rendendolo completamente inefficace.
  2. Quando i residui delle erbacce saranno tolti di mezzo e il terreno risulterà pulito, si potrà procedere con la posa del feltro da pacciamatura.
    Si consiglia di prevedere 2 piccoli solchi ai lati, che serviranno per ricoprire una piccola porzione di telo, per evitare che scivoli verso il basso dove c’è pendenza o che si alzi, quando tira il vento.
  3. Stendere eventuali impianti di irrigazione e posizionare il feltro da pacciamatura partendo dall’alto verso il basso. Facciamo notare come gli impianti di irrigazione devono essere stesi in base alle scelte dei progettisti. In ogni caso ciò avviene, normalmente, sopra per feltri sintetici e quasi sempre sotto per feltri biodegradabili. In aggiunta, il posizionamento del feltro da pacciamatura avviene partendo dall’alto verso il basso (in scarpata), avendo cura di sovrapporre per circa 15/20cm di telo, tra uno strato e l’altro. Con questa pratica, quando si posizioneranno le forcelle (accessori di fissaggio del feltro al terreno) il feltro non lascerà spazi scoperti e quindi si riduce fortemente la crescita di infestanti tra una fila di telo e l’altra. Ciò limita fortemente anche il sollevamento del telo a causa del vento o dei fenomeni atmosferici di media/alta intensità.

4. Installare le piante, facendo dei piccoli tagli sul telo. Questi tagli possono essere o a croce o ad “L” in funzione delle esigenze di impianto. Ricordarsi che in caso di pacciamatura in rotolo, è bene ridurre al minimo la dimensione dei tagli per l’inserimento delle piante, in quanto si rischia che il telo si indebolisca o si strappi diventando meno efficace dal punto di vista del potere pacciamante. Nel caso il progettista abbia previsto l’utilizzo di pacciamatura sintetica adatta a essere coperta, in abbinamento a uno strato di copertura con elementi naturali, si consiglia di posizionare il materiale naturale solo dopo aver installato le piante. Questo passaggio è importante, perché altrimenti si rischia che una parte di esso vada a finire sotto il feltro e crei delle bolle/spessori che poi fanno sviluppare delle infestanti dal terreno sottostante.(tutto questo lo toglierei dato che è impossibile inserire le piante dopo aver messo il lapillo o la corteccia)

5. Utilizzare delle forcelle per fissare il feltro al suolo. L’importanza di utilizzare forcelle adatte è sicuramente un punto di cui spesso non si parla, ma che ricopre un ruolo fondamentale nella stabilità del feltro. A differenza dei chiodi da carpenteria, le forcelle professionali (non quelle fatte con semplice filo di ferro) per il fissaggio dei feltri da pacciamatura, sono elastiche, hanno una parte alta curva/piana che garantisce migliore tenuta, non si sfilano e costano a volte meno di un chiodo.Il ruolo delle forcelle, è quello di evitare il sollevamento del telo in caso di vento o pioggia intensa, limitano lo scivolamento del telo quando è posizionato in pendenza. Esse inoltre permettono il corretto fissaggio dei sistemi ad ala gocciolante e chiudono fessure o strappi attorno alle piante.Un chiodo, rispetto a una forcella, si sfila più facilmente perché il buco nel telo si allarga per le trazioni e il feltro si sfila. Inoltre, i chiodi lunghi o le viti, sono costose: i modelli più lunghi (18/20cm) arrivano a costare anche 50/60 €/cent cadauno. Le forcelle non costano mai più di 10/15 €/cent cadauna e hanno lunghezze standard di 18/20cm a seconda del tipo.

Come fare la pacciamatura naturale?

La pacciamatura naturale, di solito si fa posizionando i materiali attorno alle piante.
Di solito si utilizza corteccia di pino o di altri alberi, ghiaie di vario genere, lapillo vulcanico, Juta, Canapa, fibre di cocco, paglia o altre tipologie di materiale che si decompongono senza lasciare residui di materiale plastico in natura.
È stata la prima forma di pacciamatura sviluppata nel tempo e abbiamo ampiamente parlato di tanti esempi di con vari materiali.

È bene sottolineare un aspetto fondamentale che diversifica la pacciamatura naturale SFUSA da quella biodegradabile in rotolo, ossia quando usare una e quando l’altra.

La pacciamatura naturale SFUSA, è soggetta a fenomeni esterni come vento, pioggia, animali, calpestio, che la spostano generando aree scoperte. In queste porzioni di terreno, si sviluppa l’infestante.

Il telo pacciamante biodegradabile non lascia porzioni di terreno senza pacciamatura, perché ricopre in modo uniforme tutta la superficie, però, deve rimanere obbligatoriamente scoperta per poter asciugare. Altrimenti si deteriora in modo precoce o crea un terreno ideale per la crescita delle infestanti.

Questa caratteristica particolare della pacciamatura bio in rotolo, espone i progettisti a dover trovare dei compromessi “estetici” o a fare delle scelte di pacciamatura verso un tipo di materiale o un altro, perchè non è possibile abbinare entrambe le tipologie simultaneamente.

L’importante, quando si sceglie degli elementi di copertura naturale, è di abbinare a essa il feltro adatto a essere coperto, che è rigorosamente di tipo SINTETICO.
Prestare molta attenzione, in caso di feltri bio a non coprirli, sin dalla fase progettuale, altrimenti si rischia di incappare in grosse problematiche post realizzative.

Focus: perché, i feltri bio devono rimanere scoperti?

Feltri in Canapa HC

Il feltro biodegradabile è composto da fibre di tipo naturale, che devono rimanere asciutte per avere il massimo della durata e della performance.

Se vengono coperte (ad esempio con lapillo, corteccia o altri materiali) il feltro non asciuga, accumula umidità e si innesca un processo di marcescenza denominato “letto di germinazione”.
Quando si crea questa condizione, il feltro avvia un decadimento precoce e diventa nutrimento per le infestanti che si sono depositate in superficie, tramite il vento, le piogge o la caduta di polline o semi.

Le infestanti quindi radicano e si sviluppano anche più velocemente rispetto alle giovani piantine causando manutenzione elevata e danni all’intera piantumazione o addirittura la morte precoce delle piante messe a dimora.

Questo fenomeno si verifica anche sui feltri sintetici di grammature elevate (120/150/200/300/500 gr/mq) perchè le fibre (anche se derivano da prodotti come poliestere o polipropilene), non asciugano.

Rimanendo imbibite di acqua per lunghi periodi,  marciscono e fungono da riserva d’acqua per le infestanti, che radicano sopra di esse e invadono l’area in tempi rapidi.

Esistono feltri, specifici, da coprire, come ad esempio Telovip Separator, studiati per essere applicati in queste condizioni e non soggetti a questo problema.

Come risolve questo problema Telovip Separator?

Telovip Separator è un feltro Calandrato ed è l’unico modello studiato per essere abbinato a pacciamatura naturale in superficie.
Il suo vantaggio è tecnico costruttivo: si tratta di un feltro molto sottile (minore di 100 gr/mq), che viene lavorato in modo speciale.

Il processo di produzione avviene tramite calandratura, ossia “pressatura a caldo” tra due calandre (dei supporti rotondi) del materiale. Questa lavorazione, restituisce un feltro molto sottile, che si taglia facilmente, ma non si sfilaccia.

In più, applichiamo un trattamento che lo rende permeabile all’acqua e traspirante.

Questi processi industriali, assieme alla tintura in pasta inerte permettono di ottenere un prodotto altamente professionale a un costo bassissimo. Ideale quindi per l’utilizzo di 2 pacciamature simultanee.

Non dimentichiamo, che la corteccia, il ghiaino, il lapillo, hanno tutti un costo e spesso supera ampiamente quello dei teli (sia sintetici che bio).

Come innaffiare con telo pacciamatura o come installare i sistemi di irrigazione rispetto ai teli da pacciamatura

Premesso che, Tutor International non commercializza sistemi di irrigazione, è bene tuttavia offrire qualche spunto per chi volesse una introduzione all’argomento.

Sia la pacciamatura naturale che quella con i feltri è compatibile con i normali sistemi di irrigazione per il prato, sia con irrigatori a goccia che tramite ala gocciolante.
L’utilizzo dei sistemi di irrigazione, in abbinamento ai feltri, è a discrezione dell’impiantista o dei progettisti.

C’è chi sceglie di posizionarli sotto al feltro per efficientare il quantitativo di acqua e ridurre le dispersioni e chi invece li posiziona in superficie per facilitare la manutenzione.

Ciò che bisogna sempre ricordare è un aspetto fondamentale; i feltri da pacciamatura (tutti) devono poter asciugare, quindi l’irrigazione dovrebbe essere progettata o gestita tramite impianti “customizzati”.
In questo modo si riducono sprechi di acqua e si soddisfano meglio le esigenze delle piante che si è messo a dimora.

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